Fascicolo 1/2022
PARTE I
SAGGI E APPROFONDIMENTI
ABSTRACT:
IT:
Nel mezzo di menzioni e indicazioni che invadono ogni angolo dell’imballaggio dei prodotti alimentari, nella selva oscura del puro marketing, arduo è per il consumatore di separare il buon grano dalla zizzania.
Dietro la spinta di associazioni di consumatori, in diversi paesi, europei e non, si sperimentano strumenti complementari di informazione nutrizionale del consumatore. Mangiare sano non può essere solo l’appannaggio di una classe sociale agiata, ma deve essere un diritto per ogni cittadino informato e consapevole del proprio ruolo di consumatore.
Leggendo l’etichetta, un consumatore dovrebbe poter essere in grado di scegliere di acquistare prodotti alimentari autentici, per nutrire corpo e mente, e non prodotti artificiali, miscele di aromi e additivi chimici, di zuccheri o dolcificanti, che, come la maggior parte dei prodotti trasformati o le bevande analcoliche, non hanno altro effetto che quello di riempire il corpo e illudere la mente.
L’autore esamina vantaggi e svantaggi dell’esperienza britannica, francese, cilena e italiana, prima di avanzare una proposta alternativa e di vedere, se, nel futuro della Politica agricola comune et della strategia Green Deal, ci sarà infine spazio per una politica dell’alimentazione.
EN:
Red light for alternative nutrition information on the label. In the midst of mentions and indications that invade every corner of the packaging of food products, in the dark forest of pure marketing, it is difficult for the consumer to separate the good wheat from the darnel.
Behind the push of consumers associations, in various European and non-European countries, complementary tools for consumer nutritional information are being tested. Eating healthy cannot only be the prerogative of a wealthy social class, but must be a right for every citizen who is informed and aware of his role as a consumer.
By reading the label, a consumer should be able to choose to buy authentic food products, to nourish the body and mind, and not artificial products, mixtures of flavourings and chemical additives, sugars or sweeteners, which, like most processed products or soft drinks have no other effect than to fill the body and delude the mind. The author examines the advantages and disadvantages of the British, French, Chilean and Italian experiences, before making an alternative proposal and seeing if, in the future of the Common Agricultural Policy and in the Green Deal, there will be finally room for a food policy.
PAROLE CHIAVE:
PAC – informazioni nutrizionali – etichettatura degli alimenti – alimentazione – tabella nutrizionale – Nutriscore – Nutrinform Battery – diritto alimentare.
CAP – nutritional information – food labelling – food – nutrition fcats – Nutriscore – Nutrinform Battery – food law.
ABSTRACT:
IT:
Le ordinanze-ingiunzioni con cui vengono sanzionati gli illeciti amministrativi possono essere contestate, dagli interessati, proponendo opposizione in sede giurisdizionale.
L’identificazione del giudice competente a conoscere dell’opposizione non è, però, agevole quando le violazioni amministrative riguardano la materia delle DOP e IGP. Ciò è dovuto alla compresenza di due diversi regimi processuali che offrono indicazioni divergenti: da un lato, le norme che regolano i giudizi di opposizione e, dall’altro, le disciplina sulla competenza nel settore della proprietà industriale.
Il problema ha rappresentato anche in tempi recenti una questione controversa, sulla quale si rinvengono differenti posizioni giurisprudenziali. Appare quindi utile offrire un contributo all’approfondimento del tema, con l’obiettivo di chiarirne i termini e le ragioni giuridiche, e con uno sguardo ai possibili scenari futuri.
EN:
Injunctions sanctioning administrative offences can be challenged by interested parties, by appealing to the courts. However, it is not easy to identify the competent judge to hear the appeal when the administrative violations concern PDOs and PGIs.
This is due to the coexistence of two different procedural regimes, that offer divergent indications: on the one hand, the rules governing opposition proceedings; on the other hand, the rules on jurisdiction in the field of industrial property. Even in recent times, this problem has been a controversial issue, on which there are different legal positions. Therefore, it seems useful to contribute to the deepening of the topic, to clarify the terms and legal reasons, and with a view to possible future scenarios.
PAROLE CHIAVE:
Indicazioni geografiche protette – denominazioni di origine protette – sanzioni amministrative – opposizione ad ordinanzaingiunzione – diritto processuale – competenza – Giudice di pace – Tribunale – Sezioni specializzate in materia di impresa – DOP e IGP
Geographical indications of origin – protected denominations of origin – administrative injuctions – opposition – proceedings law – jurisdiction – Judge of Peace – General Court – Specialized Chambers – PDO – PGI
ABSTRACT:
IT:
L’Italia possiede un patrimonio gastronomico di oltre 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), in aggiunta a 312 Indicazioni Geografiche già molto conosciute. Qualsiasi nazione con simili riserve alimentari (materie prime, ingredienti e ricette) farebbe «tutto quanto nelle proprie possibilità» per pubblicizzarle e promuoverle. Tuttavia, proprio il legame con il territorio – città e regioni – al cuore della loro reputazione, sembra essere il principale ostacolo sulla strada di un loro riconoscimento legale. I PAT esistono per la legge italiana, che ha promosso a partire dal 1998 la loro catalogazione in un registro nazionale costituito a partire da elenchi regionali. Ma non per l’Unione europea, che riconosce soltanto schemi di qualità DOP, IGP e STG. Quella elaborata dalle autorità italiane è una soluzione di compromesso, consistente nel considerare i PAT un prodotto della cultura locale invece di un marchio di origine e qualità. L’autore non contesta la valenza culturale del cibo in generale, al contrario sottolinea come il cibo sia «un fatto sociale concentrato». È il legame dei PAT con entrambi la cultura e il territorio che non può essere spezzato. Specialmente a seguito della pandemia di Covid 19, sicurezza alimentare, conservazione della biodiversità e ragioni di geopolitica giustificano un cambio della politica europea nei confronti dei PAT, che consenta qualche forma di tutela e di visibilità a questi marchi tradizionali locali.
Qualora il legislatore europeo non dovesse cogliere questa occasione, spetterà ai produttori e ai trasformatori dare corso a soluzioni alternative basate sulla fornitura di informazioni volontarie in etichetta e sulla collaborazione della grande distribuzione organizzata per promuovere i PAT tra i consumatori.
La sfida decisiva è rappresentata dal salvataggio dall’oblio «dei raccolti perduti degli Etruschi», in nome della storia, delle tradizioni gastronomiche e della biodiversità del nostro territorio.
EN:
Italy has got a gastronomic heritage of more than 5,000 traditional food products, beyond the already known 312 Geographic Indications.
Every other country in the world would do «whatever it takes» to advertise and promote this enormous deposit of food reserves made by raw materials, ingredients and recipes. However, exactly the bond with the territory (regions and towns), at the core of their reputation, seems to be the main obstacle on the way to full legal recognition.
They exist for the Italian law, which promoted a regionally-based data collection and the formation of a national register starting from 1998. But not for the European Union, which recognizes only PDO, PGI and TSG quality schemes. A compromise solution was worked out by the Italian authorities: considering Traditional Foods (TFs) a product of local culture instead of a quality and origin trademark.
The Author does not object to considering food in general as a cultural element, on the contrary: every food is a «highly concentrated social fact». It is TFs’ special link with both culture and territory, however, that cannot be broken. Especially after Covid-19, food security, biodiversity conservation and geopolitical reasons justify a change in the European policy in order to allow a minimum of protection and visibility to these local traditional brands. If the European legislator fails, however, producers and food processors will have to work out alternative solutions based on the supply of voluntary information on product labelling and on the collaboration of supermarket chains in order to promote TFs to consumers.
Saving the «lost crops of the Etruscans» from oblivion for the sake of our territory’s history, gastronomic traditions and biodiversity is the ultimate challenge.
PAROLE CHIAVE:
Prodotti Agroalimentari Tradizionali, etichettatura, informazioni volontarie, territorio, cultura.
Traditional Food Products, labelling, voluntary information, territory, culture.
PARTE II
NOTE E COMMENTI
ABSTRACT:
IT:
Nella sentenza qui annotata, il Tribunale di primo grado dell’Unione europea ha ribadito ed elaborato alcuni concetti chiavi del diritto dei marchi, ed ha in particolare adottato una concezione ampia dei requisiti richiesti per la tutela “speciale” concessa ai marchi dotati di rinomanza. La decisione si rivela di particolare interesse e di buon auspicio soprattutto per la tutela dei prodotti agroalimentari del made in Italy, in quanto i giudici europei hanno ribadito l’importanza di tutelare con particolare intensità “la reputazione, il prestigio e l’eccellenza” acquisita da determinati prodotti sul mercato unico europeo da fenomeni di parassitismo commerciale.
EN:
In the judgment annotated here, the General Court of the European Union has reiterated and elaborated some key concepts of trademark law, and has in particular adopted a broad conception of the requirements for the “special” protection granted to trademarks with reputation. The decision proves to be of particular interest and a good omen especially for the protection of Agri-food products Made in Italy, as the European judges have reiterated the importance of protecting with particular intensity “the reputation, prestige and excellence” acquired by certain products on the European single market from phenomena of commercial parasitism.
PAROLE CHIAVE:
Diritto dei marchi – marchi di elevata notorietà – prodotti alimentari – reputazione – prestigio – parassitismo commerciale.
Trademark law – trademarks with reputation – food products – reputation – prestige – commercial parasitism.
L’AGCM non può contestare e sanzionare come pratica commerciale scorretta la vendita di un olio di cui contesta la denominazione «olio extra-vergine di oliva» se l’autorità di controllo non ha rispettato le procedure di campionamento e di analisi applicabili in materia e se sono state osservate dall’operatore responsabile le norme sull’autocontrollo (HACCP)
di Massimiliano Valcada
ABSTRACT:
IT:
L’Autore, con il presente articolo, intende contestare l’indirizzo seguito dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) che pretende di applicare le disposizioni in materia di pratiche commerciali sleali prevista dal Codice del Consumo, ai settori alimentari nei quali si controverte sulla natura del prodotto posto in vendita con riferimento alla denominazione impiegata per venderla.
EN:
With this article, the author intends to challenge the address followed by the Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), the Italian Competition and Market Authority, which claims to apply the provisions on unfair commercial practices envisaged by the Consumer Code, to the food sectors in which the nature of the product offered for sale is disputed with reference to the denomination used to sell it.
PAROLE CHIAVE:
Diritto della concorrenza – pratiche commerciali sleali – etichettatura degli alimenti – denominazione usuale di vendita – tutela del consumatore.
Competition law – unfair commercial practices – food labelling – usual denomination – consumer protection.
PARTE III
DOCUMENTAZIONE